Un’auto storica non è solo un oggetto da collezione ma un veicolo che racconta la storia dell’automobilismo, conservando valore tecnico e culturale. In Italia, la normativa definisce in modo preciso quali vetture possono essere considerate storiche, con quali requisiti, quali vantaggi fiscali e assicurativi comportano e in che modo possono circolare in città. Questa guida 2025 raccoglie tutte le informazioni aggiornate per proprietari, appassionati e collezionisti.

Quali sono i requisiti?

Per ottenere il riconoscimento di auto storica, una vettura deve rispettare condizioni tecniche, documentali e normative previste dall’articolo 60 del Codice della Strada. La distinzione è fondamentale perché solo i veicoli in possesso dei requisiti ufficiali possono circolare liberamente, beneficiare delle agevolazioni fiscali e accedere alle polizze assicurative dedicate.

I principali requisiti sono:

  • Età minima: almeno 20 anni dalla data di prima immatricolazione.
  • Iscrizione a un registro riconosciuto: come ASI (Automotoclub Storico Italiano), FMI (Federazione Motociclistica Italiana) o i registri di marca (FIAT, Alfa Romeo, Lancia).
  • Buono stato di conservazione: le componenti principali, come carrozzeria, telaio e motore, devono essere coerenti con l’originale o restaurate nel rispetto delle specifiche d’epoca.
  • Certificato di Rilevanza Storica (CRS): documento ufficiale che attesta il valore storico e collezionistico del veicolo, indispensabile per accedere a esenzioni e tariffe agevolate.

Il CRS viene rilasciato dopo una verifica tecnica e fotografica condotta da club o commissari tecnici dei registri. Una volta ottenuto, il certificato deve essere annotato sulla carta di circolazione presso la Motorizzazione o l’ACI. Il DM 17 dicembre 2009 stabilisce inoltre che i veicoli storici circolanti siano soggetti a revisione biennale, al pari dei veicoli moderni. Solo i mezzi ante 1960 possono effettuare la revisione anche presso officine private autorizzate, e non più esclusivamente in Motorizzazione, come avveniva in passato. Per mantenere lo status di veicolo storico, è necessario che il mezzo resti conforme alle caratteristiche omologate e non venga modificato in modo strutturale. L’aggiunta di impianti GPL o metano, per esempio, è ammessa solo se l’impianto ha almeno 20 anni o è stato storicizzato con regolare certificazione.

E invece i vantaggi di avere un’auto storica?


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Agevolazioni fiscali

Le auto ultratrentennali sono esenti dal pagamento del bollo, salvo che vengano utilizzate per scopi professionali. Se il veicolo circola regolarmente, in molte regioni italiane è prevista una tassa di circolazione fissa, generalmente compresa tra 25 e 35 euro l’anno. Per i veicoli con età compresa tra 20 e 29 anni, invece, il bollo si paga in misura ridotta solo se il veicolo è in possesso del CRS annotato sul libretto.

Le riduzioni del bollo e dell’IPT variano in base alle delibere regionali. Nel 2025, ad esempio, la Lombardia prevede esenzione totale per veicoli con oltre 30 anni, il Piemonte offre riduzione del 50% con CRS, mentre la Puglia applica una tassa fissa di circa 30 euro l’anno. È quindi fondamentale verificare le disposizioni aggiornate sui siti ufficiali delle Regioni o dell’ACI.


2

Assicurazione dedicata

Le compagnie assicurative offrono polizze dedicate ai veicoli storici, spesso molto più convenienti rispetto a quelle standard. Tuttavia, prevedono alcune limitazioni: il veicolo non deve essere utilizzato per lavoro, i conducenti devono essere indicati nel contratto e l’uso è solitamente limitato a un certo numero di chilometri annui.


3

Valore collezionistico e culturale

Un’auto storica riconosciuta mantiene nel tempo un valore economico stabile o crescente. La sua originalità, la targa coeva e la documentazione completa (libretti, fotografie, certificati) aumentano l’interesse sul mercato. Inoltre, i veicoli storici sono spesso ammessi a eventi ufficiali e raduni, che contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio motoristico nazionale.


Che differenze ci sono con le auto d’epoca?

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Il termine auto d’epoca è spesso usato in modo improprio. La normativa italiana distingue nettamente tra auto storiche e auto d’epoca:

  • Auto storiche: veicoli iscritti a un registro riconosciuto, circolanti, soggetti a revisione e assicurazione ordinaria. Possono usufruire di agevolazioni fiscali e assicurative.
  • Auto d’epoca: veicoli cancellati dal PRA e non più destinati alla circolazione. Possono muoversi solo per partecipare a manifestazioni o raduni previa autorizzazione temporanea della Motorizzazione.

Chi circola con un’auto d’epoca senza l’autorizzazione specifica rischia sanzioni amministrative e sequestro del veicolo. Questa distinzione è fondamentale per evitare errori e conseguenze legali.

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Le auto storiche possono circolare in città?

La possibilità di circolare in aree urbane dipende dalle regolamentazioni ambientali locali, che variano tra Regioni e Comuni. Le restrizioni sui veicoli più inquinanti (Euro 0, Euro 1, Euro 2) possono essere parzialmente o totalmente sospese per le auto storiche, a seconda delle delibere in vigore.

In Lombardia, il programma MoVe-In (Monitoraggio Veicoli Inquinanti) consente ai proprietari di auto storiche con CRS di percorrere un numero limitato di chilometri annuali. Nel Comune di Milano, l’Area B garantisce accesso illimitato ai veicoli con oltre 40 anni e 25 ingressi annuali per quelli tra 20 e 39 anni con CRS. In Emilia-Romagna e Piemonte, invece, le deroghe sono più restrittive e in alcuni casi non previste.

È importante consultare i siti ufficiali dei Comuni e delle Regioni per verificare eventuali ordinanze temporanee antismog, che possono sospendere le deroghe anche per i veicoli storici. Ogni amministrazione locale può modificare i criteri in base agli indicatori ambientali e alle direttive europee.

Le auto storiche rappresentano un equilibrio tra passione, tutela del patrimonio tecnico e rispetto delle regole. Possederne una significa conservare un pezzo di storia automobilistica, ma anche conoscere le norme che ne regolano uso, fiscalità e manutenzione.