L’aumento delle auto elettriche in Italia rende sempre più importante la ricarica domestica. Chi possiede un veicolo elettrico non può affidarsi solo alle colonnine pubbliche o a una presa tradizionale: serve una soluzione dedicata, sicura e conforme alle normative. La wallbox rappresenta oggi lo standard di riferimento per ricaricare in modo efficiente in garage privati e condomini, con costi ridotti e possibilità di incentivi statali. In questa guida aggiornata analizziamo cos’è, come funziona e quanto costa installarla.
Cos’è il wallbox?
Una wallbox è un dispositivo fisso per la ricarica domestica delle auto elettriche. A differenza di una presa tradizionale, è progettata per erogare energia in modo continuativo, sicuro e veloce. È la scelta obbligata quando si vuole ricaricare quotidianamente un veicolo elettrico a casa, perché conforme agli standard di sicurezza stabiliti dalla normativa italiana ed europea.
La presa domestica può essere usata solo per ricariche saltuarie. La presa Schuko in modalità 2 non è progettata per sostenere carichi di diverse ore, può surriscaldarsi e non dispone delle protezioni necessarie. La wallbox in modalità 3 utilizza invece un circuito dedicato, dispositivi di protezione e sistemi di gestione dei carichi. Questa differenza la rende essenziale per trasformare un box auto in una stazione di ricarica privata.
- Linea elettrica dedicata
- Interruttore magnetotermico adeguato alla potenza della wallbox
- Differenziale tipo A ≤30 mA con rilevazione DC >6 mA
- Protezione IP44 per installazioni esterne
- Protezione da sovratensioni consigliata per tutelare veicolo e impianto
Questi requisiti sono parte delle regole di conformità obbligatorie. L’installazione deve essere eseguita da un tecnico qualificato e, in caso di impianti complessi o condominiali, può essere richiesto un progetto firmato da un professionista abilitato.
Come funziona il wallbox?
Il wallbox non è una semplice presa rinforzata: comunica con l’auto e con l’impianto elettrico per regolare la ricarica in modo sicuro e intelligente. In Europa lo standard è il connettore Tipo 2 per la ricarica in corrente alternata, mentre le colonnine pubbliche in DC utilizzano il CCS Combo 2. In ambito domestico si può scegliere una wallbox con cavo fisso, più pratico per l’uso quotidiano, oppure con presa socket, più flessibile in caso di veicoli differenti.
Le funzioni smart aumentano l’efficienza e la sicurezza:
- Load balancing dinamico: la wallbox regola la potenza in base ai consumi della casa, evitando sovraccarichi;
- Programmazione oraria: utile per sfruttare tariffe più convenienti;
- Controllo remoto tramite app: consente di monitorare lo stato della ricarica e attivarla da smartphone;
- Compatibilità OCPP: standard aperto per la gestione avanzata e l’integrazione con sistemi energetici;
- Integrazione con fotovoltaico: alcune wallbox modulano la potenza in base all’energia prodotta dall’impianto solare, massimizzando l’autoconsumo.
La scelta tra monofase e trifase dipende dall’impianto elettrico e dal contratto di fornitura:
- Monofase: fino a 7,4 kW, standard nelle abitazioni italiane, sufficiente per ricaricare durante la notte la maggior parte delle auto elettriche;
- Trifase: fino a 22 kW, sfruttabile solo con impianto e contratto adeguati. Non basta una wallbox trifase per avere più potenza: è il contatore a fissare il limite massimo.
Grazie alla sperimentazione ARERA/GSE, prorogata fino al 2027, le famiglie con POD domestico possono disporre fino a 6 kW di potenza notturna e festiva senza costi aggiuntivi. Ciò significa che un’auto con batteria da 40 kWh può essere ricaricata in circa 7 ore, coprendo le necessità quotidiane senza aumentare la potenza contrattuale.
Quanto costa installarlo?
Il costo medio di una wallbox domestica varia dai 700 ai 1.200 € per modelli standard, fino a 1.500-2.000 € per versioni smart con connessioni avanzate. Le spese di installazione possono oscillare tra 500 e 1.000 €, a seconda della complessità dell’impianto. Lo Stato mette a disposizione il bonus colonnine per privati e condomini, che copre l’80% delle spese:
Sono ammesse non solo le spese per la wallbox, ma anche quelle per opere murarie, cablaggio, impianto elettrico, progettazione e collaudo. La richiesta deve essere presentata tramite SPID o CIE sulla piattaforma Invitalia, con fatture elettroniche e pagamenti tracciabili.
Chi vive in condominio può installare la wallbox nel proprio box o posto auto. L’art. 1122-bis c.c. stabilisce che basta comunicare l’intervento all’amministratore, purché non vengano compromessi sicurezza e stabilità. Se invece si interviene sulle parti comuni, serve una delibera assembleare con maggioranza semplificata. Negli edifici nuovi o ristrutturati con più di dieci posti auto, il D.Lgs. 48/2020 obbliga alla predisposizione di canalizzazioni elettriche.